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Storia delle arti del disegno presso gli antichi, tomo primo

3 voll. in- 4° (cm. 24 x 19,5), pp. (4), XCVI, 451, (1)

con 22 tavole incise su rame fuori testo di cui 3 non numerate e 19 numerate I-XVIII (il numero IV ripetuto su 2 tavole), numerose illustrazioni calcografiche nel testo; 427, (1), con 13 tavole incise su rame fuori testo di cui 2 non numerate (la prima in antiporta con ritratto di de Azara) e 11 numerate I-XI, illustrazioni calcografiche nel testo; XII, 604, con 29 tavole incise su rame fuori testo di cui una non numerata in antiporta con ritratto dell'Autore e 28 numerate I-XXIII (il numero XIX si ripete su 4 tavole, distinte dalle lettere dell'alfabeto A-D; il numero XX su 3 tavole, contrassegnate dalle lettere A-C), illustrazioni calcografiche nel testo.

Seconda edizione in traduzione italiana della Geschichte der Kunst des Altertums di Winckelmann. Rispetto alla prima, condotta da Carlo Amoretti e stampata a Milano nel 1779, questa versione curata dall'archeologo Carlo Fea risulta notevolmente migliorata e accresciuta. Non solo Fea corresse la precedente traduzione confrontandola con il testo originale tedesco e con una edizione in lingua francese, ma analizzò con dovizia tutto l'apparato di note dello studioso nativo di Stendal, aggiungendone di proprie. Al curatore di questa seconda impressione si deve anche la traduzione di un'altra opera di Winckelmann, le Osservazioni sull'Architettura degli antichi, inserita nel tomo III (pp. 1-128) e il contributo originale Dissertazione sulle rovine di Roma (tomo III, pp. 267-416). L'edizione scatenò una feroce polemica - dai risvolti personali - con l'erudito cortonese Onofrio Boni, che di Winckelmann non condivideva alcune valutazioni critiche e a Fea rimproverà di averlo preferito a glorie nazionali come Sebastiano Serlio, Leon Battista Alberti e Andrea Palladio. Degno di nota il ricco apparato iconografico inciso tra gli altri da Giacomo Bossi, Luigi Cunego, Giuseppe Sforza Perini, C. Baroni, Girolamo Carattoni, Alessandro Mochetti, Francesco Faccenda e Giovanni Battista Dassori su disegni di Stefano Piale, Antonio Dominici, Carmine Pignataro, Buenaventura Salesa, Vincenzo Dolcibeni, Giovanni Battista Natali e Anton Raphael Mengs.

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